Il Diario del Sommelier

La Calabria

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Una regione tagliata in due. Un’isola nella penisola, bagnata sia dal Mar Tirreno che dal Mar Ionio. Valli, mari e montagne, clima continentale e mediterraneo. Tutto questo è la Calabria e anche molto di più, con un panorama vitivinicolo colpevolmente relegato, in passato, ai margini della produzione italiana, ma che possiede vitigni autoctoni unici nel loro genere, che regalano vini molto freschi e piacevoli. Pur essendo una regione circondata dal mare, la cucina calabrese si basa molto sui prodotti di terra, a conferma del suo essere praticamente divisa dall’Appennino Calabro che a nord vede la presenza del Massiccio del Pollino, al centro le montagne della Sila e a sud l’Aspromonte, con vette che sfiorano o superano, ovunque, i duemila metri d’altezza. La pianura c’è ma non si vede, nel senso che occupa una piccola percentuale del territorio e solo in prossimità delle coste. Va da sé che una tale particolare morfologia si riflette anche sulla produzione vitivinicola e sugli abbinamenti con la dolce cipolla rossa di Tropea, la tenace piccantezza del peperoncino e l’immancabile ‘nduja di Spilinga.

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Bronzo di Riace in Calabria

Una regione abitata fin dall’antichità

La storia di questa regione si perde davvero nella notte dei tempi, visto che la Calabria nel Mesozoico faceva parte di Tirrenide, un continente poi sommerso dal mare e riemerso solo dopo migliaia di anni con le prime vette più alte dell’Aspromonte.
In tempi più moderni (si fa per dire) essa è stata abitata da vari popoli: Aschenazi, Ausoni, Enotri, Lucani, Bruzi, Greci. Romani, Bizantini e Normanni, per poi confluire nel Regno di Napoli, con gli Angioini e gli Aragonesi ed arrivare, così, fino ai giorni nostri.

Una bella storia di integrazione, rispetto e arricchimento reciproco è testimoniata dalla presenza degli Arbëreshë, una minoranza etnico-linguistica, originaria del Sud dell’Albania e del nord della Grecia e giunta fin qui tra il 1400 e il 1700. In particolare, gli Arbëreshë furono spinti fin qui dal fatto che, dopo l’assedio di Costantinopoli e la caduta dell’Impero Bizantino, le loro terre furono invase dall’Impero Ottomano, con pesanti ripercussioni umanitarie e religiose. Essi furono accolti benevolmente perché occuparono le terre donate da Alfonso d’Aragona in segno di riconoscimento per l’appoggio fornito dalle milizie guidate da Giorgio Castriota Scanderbeg in occasione della congiura dei Baroni avvenuta nel 1448 e, ancora oggi, molti di essi conservano il rito bizantino come praticato dalla Chiesa Ortodossa.

In alcuni comuni, dove gli Arbëreshë si sono perfettamente integrati, è possibile ancora ritrovare alcuni piatti della loro cucina e abbinarla ai vini del territorio. Il piatto più famoso è di certo la dromësat (dromsa), piccoli grumi di farina da cuocere direttamente nel sugo di pomodoro e con aggiunta di un profumato origano di montagna.


Capo Rizzuto Calabria

Clima e terroir

Una regione che vanta ben 800 chilometri di costa dovrebbe subito far pensare a un clima mediterraneo, fatto di inverni miti e, invece, in Calabria non è proprio così. Ed è proprio questa sua particolarità che le ha permesso di conservare molti dei suoi vitigni autoctoni che solo qui riescono ad esprimersi al meglio.

Con l’Appennino che la taglia praticamente in due, da nord a sud, si passa dal clima continentale delle zone interne e con una viticoltura praticamente di montagna, alle zone costiere con un clima mediterraneo e distese di olivi e agrumeti.

Ma anche tra le coste c’è differenza, perché se da un lato la costa tirrenica gode di un clima sicuramente più mediterraneo, l’altro versante, invece, quello ionico, è caratterizzato da un clima ancor più caldo e influenzato anche dai venti di scirocco.

Ovviamente anche i terreni subiscono le differenze dovute alla morfologia della regione e, infatti, gli strati di origine calcarea, diffuse tra l’Appennino e il Mar Tirreno, regalano vini strutturati e con ottime capacità evolutive, frutto della presenza del magliocco che qui si esprime ad alti livelli. Il versante ionico, invece, è dominato dalla presenza del gaglioppo, un vitigno che regala vini molto eleganti, ma dotati di elevata struttura, frutto dei terreni argilloso-calcarei.

Le DOC calabresi

  • Bivongi DOC
  • Cirò DOC
  • Greco di Bianco DOC
  • Lamezia DOC
  • Melissa DOC
  • S. Anna di Isola Capo Rizzuto DOC
  • Savuto DOC
  • Scavigna DOC
  • Terre di Cosenza DOC

Le quattro zone vitivinicole della Calabria

  1. Versante tirrenico
    Analizzando il versante tirrenico, la prima zona che incontriamo, scendendo dalla Basilicata e superando il Massiccio del Pollino è quella meglio conosciuta con la denominazione Terre di Cosenza. Oltre ad essere la più vasta è anche quella che ha dato un nuovo impulso a tutta la viticoltura calabrese, recuperando vitigni, sistemi di allevamento e zone di produzione. Come dicevamo in precedenza, qui è il magliocco a dare il meglio di sé, regalando un vino strutturato e piacevolmente speziato.

  2. Lamezia e Savuto
    Scendendo ancora ci ritroviamo nel territorio delle denominazioni Lamezia e Savuto, nome dovuto al fiume che attraversa quest’area e che fa da confine con la provincia di Potenza. Qui il magliocco condivide il podio anche con il gaglioppo e il greco nero, mentre per i bianchi troviamo malvasia e trebbiano.

  3. Versante ionico
    E veniamo alla denominazione più famosa dei vini calabresi: Cirò e il suo Gaglioppo. Siamo sul versante ionico della regione, nella parte a nord di essa e proprio qui, questo piccolo lembo di terra ha saputo donare uno dei vini che hanno fatto la storia di questo Paese. È risaputo che il fenomeno dell’emigrazione sia stata la piaga del Sud, che ha impoverito una parte di penisola dotata di tutte le caratteristiche per emergere. Ne è prova questo vino; richiesto per decenni dai tanti emigranti in giro per il mondo, era diventato un prodotto di larga scala e bassa qualità. Finalmente, negli anni più recenti, investimenti mirati a migliorare le tecnologie e a ridurre le rese per ettaro, hanno fatto sì che il Gaglioppo e il Cirò potessero ritornare ai fasti di un tempo, ad essere quel vino elegante, ma strutturato, che sta riscontrando notevole successo.

  4. Locride
    Restando sempre sul versante ionico, ma andando verso sud, ci troviamo nel regno della Locride, una denominazione che regala vini dolci, rari, quasi introvabili, per la bassa produzione, ma davvero molto particolari. Qui troviamo sia il Mantonico che il Greco di Bianco e, in entrambi i casi, complice un sapiente appassimento delle uve, regalano vini dai sentori unici di zagara e bergamotto. Riuscire a degustare uno di questi vini equivale davvero a poter racchiudere tutta la costa calabrese in un calice.

Vitigni a bacca nera

La Calabria conta circa 12000 ettari vitati, con una produzione poco superiore ai 350.000 ettolitri di vino prevalentemente rosso.

Infatti, il 75% dell’intera produzione calabrese è basata sui vitigni a bacca nera, dove spiccano due eccellenze come il gaglioppo e il magliocco.

Gaglioppo
Quando la Calabria divenne una colonia greca nell’VIII secolo a.C. vide pure l’arrivo di questo nobile vitigno che dà il meglio di sé nella zona di Cirò, sul versante ionico. Regala vini scarichi di colore, ma pieni sia in struttura che in grado alcolico. Il Gaglioppo è bello anche da vedere, con un grappolo compatto e tornito, proprio come un “bel piede” che i greci chiamavano “Kalòs Podòs”.

Magliocco
Se il Gaglioppo è più diffuso sulla costa ionica, il Magliocco, invece, detiene il primato sul versante tirrenico, anche se spesso i due vitigni sono stati confusi, sia per l’assonanza del nome, sia per il fatto che di Magliocco esistono due biotipi: il canino e il dolce. Il primo si trova nella zona di Lamezia, mentre il secondo nella provincia di Cosenza. Il magliocco dà vita a vini molto carichi di colore, strutturati e tannici, con un’ottima capacità evolutiva.

Magliocco Dolce
Un tempo diffuso tra le province di Crotone e Catanzaro, dove addirittura contendeva il podio al gaglioppo, col tempo ha perso questa prerogativa proprio in virtù dei migliori risultati di quest’ultimo. Oggi resiste in vigneti misti e alcuni lo allevano ancora ad alberello, così da resistere ancora meglio alle estati molto calde.

Magliocco Canino
Allevato sul versante tirrenico, tra Lamezia e Savuto, ma che in altre zone è conosciuto con il nome di Nocera. Vitigno molto adattabile, ma che soffre un po’ i periodi di siccità. Regala un vino di media struttura, dal colore granato con riflessi violacei.

Marsigliana nera
Presente sul versante tirrenico, fa parte della DOC Lamezia con una percentuale che può arrivare fino al 45%. Utilizzata sia per la struttura che per l’elevata gradazione alcolica che raggiunge.

Nerello
È presente specialmente nella zona della Locride e spesso denominato diversamente a seconda delle località. Allevato ancora ad alberello in zone di bassa montagna, soffre la peronospora e la siccità.

Greco Nero
Vitigno prevalentemente diffuso nelle zone di Catanzaro e Crotone, dal particolare colore nero con sfumature blu dovute a un notevole strato di pruina che si deposita sugli acini per difenderli e che regala vini molto accattivanti.

Nocera
Si produce in tutte le province, ad esclusione di quella cosentina. Allevato ancora ad alberello, soffre le malattie, ma regala vini alcolici, strutturati e con elevate acidità in grado di conservarlo piacevole negli anni.

Castiglione
Altro vitigno autoctono, molto resistente alle malattie che colpiscono la vite, è presente sia sul versante ionico che tirrenico. Una particolarità simpatica è il fatto che localmente sia anche chiamato con il nome “Zucchero e Cannella”, per la sua carica zuccherina e i suoi aromi speziati.


Vitigni a bacca bianca

Greco Bianco
Tra i vitigni a bacca bianca più importanti della Calabria, c’è sicuramente lui. Molto diffuso sulla costa ionica, è molto resistente alle malattie e alla siccità. Regala vini molto sapidi e dai sentori fruttati.

Greco Bianco di Bianco
È il corrispondente calabrese della Malvasia di Lipari. Molto resistente al freddo e alla siccità, viene utilizzato per la produzione di vini dolci, lasciando appassire le uve sia sulla vite che su graticci.

La produzione della denominazione DOC è consentita nella provincia di Reggio di Calabria, in particolare nel territorio di Bianco, da cui prende il nome, e nel comune limitrofo di Casignana, sulla Costa dei gelsomini. È ritenuto il vino più antico d’Italia insieme al Moscato di Siracusa.

Mantonico
Spesso confuso e utilizzato come sinonimo di Greco di Bianco, è, in realtà, un vitigno a sé, coltivato lungo il versante ionico. Dotata di un’acidità molto spiccata controbilancia perfettamente la dolcezza, rendendo i vini ottenuti da Mantonico molto longevi e ricchi di complessità aromatica.

Moscatello
Vitigno locale, mai formalmente censito, tipico del comune di Saracena, in provincia di Cosenza. Dalle sue uve si ottiene un vino passito, dal procedimento molto particolare e Presidio Slow Food della Regione. Si tratta di una doppia vinificazione; da un lato il mosto ottenuto dalle uve di Malvasia, Duraca e Guarnaccia viene bollito e ridotto di circa un terzo, facendo sì che aumenti il suo grado zuccherino e quindi il grado alcolico. Dall’altro lato, l’uva moscatello viene prima appassita e dopo aggiunta al mosto concentrato. Dalla successiva fermentazione nasce questo vino color ambra, con sentori di fichi secchi e miele, che già nel Cinquecento veniva caricato in barili che partivano da Scalea e raggiungevano la tavola papale. Si narra, infatti, che fosse il fine pasto preferito di Papa Pio IV.



La Calabria sta dimostrando come sia possibile cambiare il proprio destino: attraverso l’impegno di vignaioli illuminati, il ritorno alla terra di giovani che amano la propria terra e la lungimiranza di chi ha capito che fare qualità alla lunga paga davvero, essa sta ritornando al centro dell’attenzione vitivinicola nazionale. Lo merita per la sua storia, per i suoi tanti vitigni autoctoni e per la bellezza di una terra che pare derivi il suo nome da “roccia” e che su di essa sta fondando il proprio futuro vinicolo.

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Una selezione di vini calabresi

Cantine Viola Moscato Passito di Saracena Calabria IGT 43.04 €
Librandi Magno Megonio Val di Neto IGT 18.10 €
Librandi Gravello Val di Neto IGT 21.37 €
Librandi Cirò Rosso Cirò DOC 11.00 € 9.49 € -14%
Librandi Cirò Bianco Cirò DOC 11.00 € 9.49 € -14%
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