Scrivi Lazio e ti viene naturale pensare ai Romani. E, invece, bisogna fare un passo indietro, all’epoca dei Greci. Furono loro i primi a portare qui l’allevamento della vite, introducendo le prime forme colturali e dando il primo impulso alla viticoltura di quest’area, che grazie all’incontro con gli Etruschi toccò i massimi livelli. Vini come il Cecubo e il Veliterno citati già da Catone, Columella e Plinio. Una storia ricca e che affonda le radici tra le rocce calcaree del versante appenninico e nel tufo degli antichi crateri vulcanici di Bolsena e Bracciano; nelle marne delle colline e nelle rocce calcaree dei Monti Lepini e Aurunci. Antiche varietà tradizionali che qui ancora resistono come la malvasia bianca di Candia e del Lazio, il bombino bianco, il bellone, il cesanese, il trebbiano, il grechetto, il nero buono di Cori e il moscato di Terracina. Una regione antica quanto il mondo, ma con ancora tanto da (ri)scoprire.
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