Un unicum nel panorama vitivinicolo italiano. È la Sardegna, geologicamente iberica - in quanto un tempo unita alla costa spagnola - con rocce formatesi seicento milioni di anni fa, molto prima di quelle del resto d’Italia. Abitata già dall’Età del Bronzo, ne conserva ancora oggi le tracce, grazie alla presenza di circa settemila nuraghi, una delle prime costruzioni create dall’uomo, ottenute incastrando pietra su pietra e riconosciute dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Un’abbondanza unica, fatta di cannonau e vermentino, ma anche di nomi meno noti come monica, pascale, cagnulari, muristellu e più famosi come merlot e cabernet. Una ricchezza che rispecchia un’importante diversità di terreni, composti da suoli granitici, calcarei, sabbiosi e dove è ancora possibile ammirare le famose viti ad alberello. Le tracce di un vino antichissimo portano qui, al nono secolo prima della venuta di Cristo, a Monastir, al torchio di origine nuragica più antico del Mediterraneo.
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