Con la crescente popolarità dei vini vulcanici, la poco conosciuta Basilicata è arrivata nel radar di una nicchia internazionale di giornalisti e esperti del vino con la sua unica Doc: Aglianico del Vulture. Il successo dei vini del Vulture nella Basilicata oggi dipende in gran parte dalla tenacia e dal talento della famiglia Paternoster che da oltre un secolo ha creduto e investito nel potenziale dell'uva autoctona.
Anselmo, il fondatore, affianca suo padre in vigna e in cantina e nel 1925 vende le prime bottiglie di Aglianico a marchio di famiglia, segnando l'inizio di un percorso crescente di qualità riconosciuta a livello mondiale, ora nelle mani della terza generazione.
E’ stato Pino, il figlio del fondatore, ad elevare tuttavia l'arte della viticoltura e vinificazione piantando i primi semi del successo moderno. Oggi, suo nipote Fabio Mecca porta continuità ad una visione enologica bilanciata tra tradizione e modernità.
I vigneti di Paternoster, a conduzione biologica, salgono fino a 643 metri di altitudine. I venti ettari di proprietà sono frazionati in piccole parcelle tra le contrade di Barile.
Alcuni di esse sono tra le migliore vigne cru, comprese Rotondo, Macarico, Pian di Carro and Gelosia. Storicamente, la famiglia ha coltivato preziosi rapporti con vignaioli esperti con ambite parcelle di vigna a Barile e nei dintorni; tutt'oggi sono una fonte importante per la produzione della Falanghina e delll'Aglianico.
I suoli sono di origine vulcanica con una geologia complessa e varia a cui sta stretta la sintesi in una singola espressione. Per questo motivo, i vigneti sono custoditi gelosamente dai vignaioli che riconoscono ogni sfumatura della loro terra e del suo frutto.
Tuttavia, permangono tratti comuni come il sapore minerale, l'altissima acidità dovuta ad una naturale presenza di acido tartarico e una nota presenza di potassio. Le differenze più o meno sottili tra parcelle sono colte dall'enologo nella vinificazione separata delle vigne cru e nella creazione dei cuvée.