Un buon vino si fa prima di tutto in vigneto. Un uva sana, raccolta al giusto grado di maturazione, deposta in cassette e pigiata fresca sono le nostre ricette per ottenere dei vini di qualità. In cantina la nostra scelta di lavorazione rispecchia lo spirito dell’azienda ovvero, tradizione e modernità si fondono per ottenere un prodotto unico e sempre riconoscibile.
Gragnano, cittadina adagiata ai piedi dei monti Lattari, tra il Golfo di Napoli e la costiera sorrentina, si identifica subito con la straordinaria pasta prodotta nei suoi storici opifici. Raramente richiama il vino rosso che ne porta il nome e che monsignor Molinari, nel XVI secolo, considerava un vero toccasana, tanto da coniare la frase che abbiamo scelto come titolo. Conosciuto e stimato dai georgici latini e dai monaci medievali, il vino è magari noto per l’indimenticabile lista della spesa elencata da Pasquale a Felice Sciosciammocca nello scarpettiano “Miseria e nobiltà”, celebre anche per la trasposizione cinematografica con il grandissimo Totò: “Assicurati che sia Gragnano. Se è frizzante lo prendi, sennò desisti!” È quel “Lambrusco di più corpo” che Mario Soldati tanto apprezzò nelle pagine memorabili che dedicò al nettare di Bacco. Tuttavia, andando oltre le reminiscenze storiche e letterarie, il Gragnano rappresenta oggi il vino della semplicità non banale, della schiettezza e del piacere immediato; il bere quotidiano che regala allegria e versatilità negli abbinamenti, soddisfazione al palato e… al portafoglio. In buona sostanza, il tipo di vino che dovrebbe spazzare via dal mercato quel triste “succo di frutta” senza arte né parte che esce ogni 6 novembre, regolarmente più caro e assai meno buono di un Gragnano vinificato a regola d’arte. Che ha le stesse caratteristiche del primo, ma con qualità elevate almeno al cubo. La sua duttilità esalta con brio il casatiello, le salsicce con i friarielli, la focaccia al salame e - matrimonio d’amore, in cui due identità pregevoli si fondono senza perdersi - il “panuozzo”, delizioso panetto di pizza ripieno di pancetta e provola.
Protetti dalle dorsali del Monte Faito e vivificati dalla brezza del Golfo, i vigneti del Gragnano sono soggetti a escursioni termiche che garantiscono alle uve (Piedirosso, Aglianico, Sciascinoso o Olivella, Tintore, Surbegna, Suppezza, Castagnara) un buon grado di acidità e una significativa concentrazione di sostanze aromatiche.
Mariano Sabatino è uno scrupoloso interprete dei vini vesuviani: le sue etichette (Gragnano, Lettere, Pompeiano, Euphoria) sono preziosi assaggi di territorio e tradizione, realizzati con la cura e la passione che sa infondere nel proprio lavoro la gente che ama davvero questa terra.