L’avventura della Cantina, ha inizio nel 1928 quando, un ristretto gruppo di “illuminati” vignaioli rilevando un vecchio stabilimento, creò la “Federazione Vini”, un’associazione di produttori che quattro anni più tardi, il 9 Luglio del 1932 ufficializzerà la sua forma giuridica di cooperativa con l’istituzione del “Consorzio Produttori Vini e Mosti rossi superiori da taglio per la zona di Manduria”.
Le sorti dell’azienda si intrecciano in maniera indissolubile a quelle del prodotto principe del territorio il “Primitivo di Manduria”, vino dapprima relegato al basso rango di vino migliorativo, destinato cioè ad irrobustire le blasonate etichette francesi e del nord Italia, poi bistrattato e umiliato durante gli anni bui del metanolo ed infine risorto quando intorno alla metà degli anni ’90 si è deciso di operare un’inversione di rotta puntando sulla qualità e sul valore aggiunto della bottiglia.
E così, oggi, convinti che il buon vino nasca ancora nei campi, si è riusciti a circoscrivere la base produttiva e, grazie al supporto di un agronomo, a seguire meglio il lavoro dei nostri soci facendo in modo che si producano ogni anno uve sane e dalle qualità organolettiche superiori.
La Cantina Produttori di Manduria dispone oggi di 1000 ettari di vigna, per metà ancora allevata con il tradizionale sistema ad alberello e difende strenuamente il lavoro di 400 piccoli artigiani del vino, gli unici a potersi fregiare dell’appellativo di Maestri in Primitivo.
Al patrimonio di una forte tradizione si sono aggiunti i progetti di ricerca avviati dal CNR e dall’Università di Bari, il rigoroso rispetto del disciplinare di produzione della Doc “Primitivo di Manduria” abbinato ad una forte attenzione nei confronti dell’ambiente e dell’igiene con Iso 9001, Iso 14001, Iso 18001, IFS BRC e dal 2018 AZIENDA SOSTENIBILE in conformità allo standard E-QUALITAS.
Ma come ogni grande vino che si rispetti anche il Primitivo di Manduria doc aveva bisogno di essere raccontato, vissuto, celebrato, in sostanza di una identità precisa, inequivocabile ed è su questo punto che la Cantina ha investito risorse ed energie facendone la sua arma vincente. D’altronde quale legame può essere considerato più forte di quello esistente tra un vino e la terra da cui proviene? Ciò ha portato all’allestimento, nell’ala più antica e nelle ipogee cisterne della Cantina di un ricco Museo di rilevanza etnografica e documentaria riguardo il millenario rapporto tra le genti di Manduria e l’arte di far vino, inoltre dal 2003 ad editare una rivista “Alceo salentino” che trattando in maniera variegata ed innovativa di temi di cultura enoica e territorio ha saputo ben presto conquistare i favori di un vasto pubblico.
La Cantina Produttori di Manduria dispone di una superficie vitata di oltre 900 ettari, di cui oltre la metà vocata alla produzione di Primitivo. Il sistema di allevamento maggiormente ricorrente soprattutto nei vigneti più longevi è quello tradizionale dell’alberello o cespuglio basso, mentre negli impianti più giovani si è soliti ricorrere alla spalliera. La densità media per ettaro oscilla tra 4000 e 5000 ceppi con una resa che nel caso del Primitivo di Manduria Doc non può essere superiore ai 90 quintali per ettaro.
Considerevole è l’attenzione che i nostri viticultori riservano anche ad un altro storico vitigno autoctono salentino: il Negroamaro, le cui uve occupano il 25% della produzione. Di minor portata, ma solo quantitativa, vista la maniacale cura che i nostri soci dedicano ai loro vigneti (supportati tra l’altro dalla consulenza di un esperto agronomo), le produzioni di Merlot, Cabernet e Malvasia.