“L'isola del sole”, così è definita la Sicilia, terra che con la “solarità” esprime la sua più bella caratteristica. Con la sua inconfondibile forma triangolare è la più grande delle isole del mediterraneo e la più estesa regione italiana delimitata da oltre 1.100 km di coste, oltre alle isole di Pantelleria, Ustica e agli arcipelaghi delle Eolie e delle Egadi. La Sicilia è la regione italiana con la più vasta superficie vitata ed è la prima regione con viticoltura biologica. La produzione di vini bianchi supera decisamente quella dei vini rossi e rappresenta la metà di tutta la produzione enologica dell'isola. La tradizionale coltivazione della vite, che nel tempo ha prodotto milioni di ettolitri di vini, di cui molti destinati al centro nord dell'Italia e al nord dell'Europa, si è arricchita di nuove tecniche enologiche, per cui nel vigneto siciliano si sono verificate profonde trasformazioni che hanno incoraggiato la riscoperta di vitigni autoctoni di qualità.
La produzione del vino in Sicilia è tra le più antiche attestate al mondo, risalente ad almeno 6000 anni fa. Ricca di arte e cultura che si intrecciano con meravigliose bellezze naturali, la Sicilia è una terra dai forti contrasti e dai colori che vanno dal blu intenso del mare al nero dell'Etna.
Abitata anticamente dai Sicani ha visto, nei secoli, l'insediamento di popoli provenienti dal medioriente e da varie zone d'Europa. Greci, Romani, Arabi, Normanni, Angioini e Spagnoli hanno tutti lasciato un segno profondo nella cultura, nell'arte, nell'architettura e finanche nella gastronomia isolana.
Ben sette siti siciliani compaiono nell'elenco dei Patrimoni dell'Umanità dell'Unesco e tra questi anche l'Etna che rappresenta uno dei vulcani più rappresentativi ed attivi del mondo.
Il territorio si compone prevalentemente da colline (circa i due terzi), da montagne e, in minima parte, da pianure. Grazie al sole e alla fertilità del suolo, la Sicilia è una terra prevalentemente agricola che eccelle nella produzione di agrumi, cereali, olio, mandorle, pistacchi e di una grande varietà di ortaggi e primizie oltre che nella produzione di vini di altissima qualità.
I vini siciliani nascono da suoli abbastanza eterogenei, ma che possono essere distinti in quattro macro-zone:
La zona nord-orientale comprende la provincia di Messina e la parte nord settentrionale della provincia di Catania. È la zona dominata dell’Etna. Qui antichi vigneti, in un susseguirsi di terrazzamenti sospesi tra il cielo e il mare, producono vini dai sapori unici. I terreni, molto drenanti, sono di origine vulcanica, formati da lapilli, sabbie, ceneri e frammenti di lava che nel tempo hanno creato un substrato ricco di potassio, ferro e rame. È questo il suolo sul quale danno grandi risultati i vitigni Carricante, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. I vigneti delle pendici dell'Etna sono distribuiti su tre versanti produttivi che si differenziano tra di loro per clima e terreni. Il versante sud che degrada dolcemente produce essenzialmente vini mediterranei e gode di un clima caldo e asciutto; il versante est, sud-est che produce vini di notevole finezza è caldo e abbastanza piovoso; il versante nord, nord-est che invece produce vini più strutturati e gode di un clima freddo e umido. I vini dell'Etna, in definitiva, sono contraddistinti da acidità, sapidità e alta presenza di minerali dovuti al terreno vulcanico. Nella provincia di Messina, sui Monti Peloritani, si producono Inzolia, Grillo, Nero d'Avola e Nocera.
Le zona sud-orientale comprende la parte meridionale delle province di Caltanissetta e Catania e per intero le province di Ragusa e Siracusa. Qui la coltivazione della vite risale al VII-VI secolo a.C. come risulta da alcuni reperti trovati a Kamarina e raffiguranti anfore vinarie. Tutta la zona gode di un clima mediterraneo caldo-asciutto, con scarse piogge nei mesi estivi e caratterizzati da forti escursioni termiche. I terreni - ricchi di calcare, rocce sedimentarie e tufo - assorbono l’acqua durante le piogge e rilasciano lentamente umidità e minerali, nutrimento costante da cui le uve traggono vita e sapidità. Nelle terre di Ragusa e Siracusa il Nero d’Avola o Calabrese e il Frappato trovano il loro habitat ideale.
La zona occidentale corrispondente alle città di Palermo,Trapani e Agrigento ha un terreno ricco di argille e arenarie, ideale per vini di grande corredo polifenolico. In quest'area la vite si coltiva dalle zone costiere fino a 700 metri di altitudine, nelle zone più interne, e vi si riscontrano quasi tutte le tipologie di suoli dell’Isola. I vitigni più diffusi sono: Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Perricone, Nerello Cappuccio, Merlot, Syrah, Cabernet sauvignon, Catarratto, Inzolia, Grecanico, Grillo, Chardonnay. Caratteristica del Trapanese è la produzione del Marsala, rinomato vino da dessert che si presenta in diverse varianti in base alle uve, all'invecchiamento o al contenuto zuccherino: oro, rubino, secco, semisecco e dolce.
L’area delle isole minori, Pantelleria e Isole Eolie, è caratterizzata dalla presenza di vulcani attivi e, quindi, da suoli composti da sabbia, cenere e tufi che sono elementi molto ricchi di minerali. In queste isole la coltivazione della vite ha origini antichissime come testimoniano numerosi reperti archeologici. L'abitudine, consolidatasi nel tempo, di lasciar appassire l'uva al sole è stata incoraggiata dagli Arabi, che non vinificavano, e ha prodotto nel tempo risultati straordinari con la produzione di vini dolci e passiti. Non a caso il nome di uno dei vitigni più conosciuti delle isole siciliane è lo Zibibbo dall'arabo zabib, ovvero frutta appassita al sole, che si coltiva soprattutto a Pantelleria. Ad oggi, i vini delle Eolie e delle isole minori sono una realtà forte e complessa. Il clima, molto ventoso e comunque mitigato dal mare, favorisce la coltivazione ad alberello e i terrazzamenti a conca. La superficie totale dei vigneti è concentrata soprattutto nelle isole di Lipari, Salina e Vulcano. La Malvasia è il vitigno simbolo delle Eolie, seguito dal Corinto Nero. Vengono coltivate in misura minore anche la Nocera, il Nerello Mascalese, il Catarratto, il Nero d’Avola e l’Inzolia.
Nero d’Avola conosciuto anche come Calabrese "calaurisi” in dialetto siculo. Arriva in Sicilia con i Fenici nel II secolo A.C. E' uno dei vitigni a bacca nera più diffuso in Sicilia tanto che occupa il 20% della zona vitata siciliana. È un vitigno vigoroso e generalmente molto produttivo coltivato soprattutto ad Eloro, Pachino e Avola, in provincia di Siracusa. Esistono leggere differenze di carattere fra i Nero d'Avola prodotti nella parte occidentale della Sicilia e quelli delle zone orientali: i primi risultano quasi sempre più dolci e dal gusto fruttato; i vitigni a Nero d'Avola coltivati nella zona orientale, invece, sono decisamente più fini, con spiccati sentori di frutta. Sono tipicamente vini di forte carattere. Al naso presentano vari sentori: alcuni di spezie e viole, altri di frutta a bacca nera più o meno matura, altri ancora caratteristici profumi eterei dovuti all'alcolicità. Presentano una buona acidità che consente loro un buon invecchiamento;
Nerello Mascalese o Negrello è un vitigno rosso che cresce principalmente sull'Etna. Come altri vitigni siciliani fa la sua prima apparizione nella zona durante la colonizzazione greca. È in epoca romana che si insedierà definitivamente nella piana di Mascali, alle pendici dell'Etna, dove troverà le condizioni ottimali per la sua coltivazione. Qui viene ancora coltivato manualmente secondo il tipico sistema ad alberello con tutore in castagno. Il terreno vulcanico ricco di sali minerali e sabbia e il clima caratterizzato da una forte escursione termica tra giorno e notte sono le caratteristiche che enfatizzano la freschezza aromatica del vitigno. I vini prodotti hanno un'elevata gradazione alcolica e una particolare predisposizione all'invecchiamento. Sono vini eleganti con profumi di spezie e frutti rossi ed erbe aromatiche;
Frappato, vitigno autoctono a bacca nera della famiglia dei Nerelli coltivati fin dall'antichità nella Sicilia orientale. Il nome deriva probabilmente dal termine dialettale “rappatu” o grappoluto che si riferisce alla forma alata del grappolo. È un vitigno che si adatta facilmente ai climi asciutti e ventilati del ragusano e del siracusano e ai terreni caratterizzati da componenti sabbiose, argilla e tufo. Negli ultimi anni ha conquistato una importante fetta di mercato per la sua versatilità. Vinificato in purezza dona vini freschi, fruttati e dal sentore floreale, in uvaggio con il nero d'Avola dà vita al rinomato Cerasuolo di Vittoria DOCG;
Nerello Cappuccio conosciuto anche come Nerello mantellato è un vitigno autoctono che cresce sulle pendici dell'Etna fra i 350 e i 900 metri sul livello del mare. Deve il suo nome alla conformazione delle foglie che sembrano avvolgere gli acini come un mantello che protegge dal sole cocente e dai venti. Con ogni probabilità, centinaia di anni fa, è stato dapprima coltivato nella piana di Catania per essere poi esteso alla zona di Messina e infine alla Calabria. Ha conosciuto un lento decadimento per poi essere riscoperto e coltivato con successo sulle pendici dell'Etna. Il Nerello Cappuccio concorre, per circa il 20%, alla produzione del vino Etna rosso insieme al Nerello Mascalese coltivato nella stessa zona. Offre dei vini rossi rosso rubino dall'intenso profumo di vaniglia e frutta.
Perricone chiamato anche Pignatello è un autoctono a bacca nera originario della Sicilia occidentale. Il nome deriva dalle “pignatidare”, terre rosse del Trapanese usate per la fabbricazione delle pignatte in terracotta. Sono proprio queste terre rosse ricche di ossido di ferro e argille particolarmente adatte alla coltivazione del Perricone. A fine Ottocento il Perricone era il vitigno più coltivato nelle province di Palermo e Trapani per la sua utilizzazione nell'elaborazione del Marsala Ruby, ma è andato man mano riducendosi fino alla prima metà del novecento. Oggi è ritornato ad essere un vitigno oggetto d'attenzione di alcuni produttori che ne hanno recuperato i vecchi vigneti e ne hanno ripreso la vinificazione sia in uvaggio che in purezza. I vini di Perricone producono una gamma di odori che vanno dai frutti rossi al ginepro e al pepe nero.
Nocera, vitigno presente in Sicilia fin da tempi molto antichi. Fu tra i primi a comparire in Italia con l'avvento dei Greci. In epoca romana pare che l'uva prodotta sia stata usata per la produzione del “mamertinum”, uno dei vini preferiti da Giulio Cesare che lo offrì ai suoi invitati per festeggiare la conquista della Gallia. Il vitigno è diffuso nella zona del messinese dove ancora si possono trovare ceppi molto antichi datati centinaia di anni. Vinificato in purezza produce vini caldi e dall'intenso colore rosso rubino con aromi di erbe mediterranee e frutti rossi. La sua elevata acidità lo rende particolarmente longevo.
Tra i vitigni cosiddetti "internazionali" coltivati in Sicilia e che si sono ben integrati nel territorio isolano troviamo:
il Syrah, vitigno a bacca nera dal quale si ricavano vini dal colore rosso intenso e dai profumi di spezie e frutta, lo Chardonnay che, insieme al Cabernet Sauvignon, è il vitigno alloctono, cioè di provenienza straniera, più diffuso e coltivato nel territorio siciliano dove ha raggiunto un'eccellente qualità. Infine, il Merlot coltivato soprattutto nella zona centro occidentale della Sicilia dove adattandosi al clima solare produce dei vini con sapori più caldi e speziati.
Il Catarratto, un vitigno antico, tra i più tradizionali della Sicilia occidentale. È la prima varietà coltivata nell'Isola e la seconda in Italia. È un vitigno di grande produttività e dà vita a molti vini bianchi immediati e semplici dal consumo quotidiano, anche se da alcuni anni è divenuto oggetto di riscoperta per la capacità di dare vita a vini più eleganti, complessi e longevi. Ne sono state distinte quattro varietà: Catarratto comune, Cattarratto lucido spargolo, Cattarratto lucido serrato, Cattarratto extra lucido. Presentano un odore fruttato e leggermente floreale con note di agrumi, biancospino ed erbe aromatiche.
L'Inzolia o Ansonica è un vitigno autoctono della Sicilia diffusosi poi anche in altre regioni italiane. È molto resistente anche a climi piuttosto siccitosi per la sua scarsa foliazione che richiede un minor assorbimento d'acqua. Prospera su terreni collinari ma predilige le zone marine dove l'ambiente salmastro protegge la pianta dalle muffe. Una delle sue caratteristiche principali è la bassa acidità ed un alto grado zuccherino. È usato tradizionalmente per fortificare il Marsala e in uvaggio con altre varietà a cui cede i suoi profumi caratteristici. Vinificato in purezza esprime dei vini dal colore giallo paglierino con tipiche note di frutta esotica e sentori floreali dall'ottima sapidità e freschezza.
Il Grillo, ottenuto, verso la fine dell'ottocento, da un incrocio tra il catarratto bianco e lo zibibbo, per dare struttura ed aromaticità al Marsala, ancora oggi continua ad essere fondamentale nella produzione di quest'ultimo. E' un vitigno vigoroso, dalla produzione abbondante e che resiste bene al caldo e alla siccità. I vini ottenuti dal Grillo sono di alta gradazione alcolica, freschi, dal bouquet agrumato e floreale; spesso viene vinificato in purezza con l'aiuto della criomacerazione dando come risultato un vino dai profumi più sapidi, fruttati e ben disposti all'invecchiamento. Oltre che nella composizione della Doc Marsala, il Grillo è presente in purezza o in uvaggio nelle Doc Alcamo, Erice, Monreale, Sicilia, Delia Nivolelli, Mamertino di Milazzo, Menfi e Salaparuta.
Il Grecanico, il nome rimanda alla probabile origine greca ed è storicamente diffuso nelle province di Trapani e di Agrigento ma anche sull'Etna. La sua epoca di maturazione è tardiva con vendemmie ai primi di ottobre. È un vitigno resistente alle avversità meteorologiche, alla siccità, ai parassiti e alle malattie. In passato era usato prevalentemente nel taglio con altre uve come il Grillo, lo Chardonnay e l'Inzolia ma oggi viene vinificato anche in purezza. I suoi vini dal gusto fresco hanno un bel colore oro e gusto asciutto, con decisa gradazione alcolica. Al naso presentano sentori di erbe aromatiche e fiori. Il Grecanico è presente in molte denominazioni di origine siciliane, tra cui Alcamo DOC, Contessa Entellina DOC e Sciacca DOC, in assemblaggio con altre uve. In purezza, invece, lo troviamo nella Menfi DOC, Santa Margherita del Belice DOC, Contea di Sclafani DOC, nel Delia Nivolelli DOC e nel Monreale DOC.
Zibibbo o moscato di Alessandria, dall'arabo zabib o frutta appassita al sole. È coltivato soprattutto a Pantelleria, piccola isola che subisce fortemente l'influsso del clima africano. Nel 2014 l'Unesco ha proclamato patrimonio immateriale dell'umanità la pratica di coltivazione della vite di zibibbo che consiste nel piantare i vigneti a ceppo singolo, mantenuto basso e posto in piccole conche scavate nel terreno per raccogliere umidità e pioggia da mandare alle radici. L'uva zibibbo è usata sia in vinificazione che per l'essicazione. Il moscato di Pantelleria si ottiene dagli acini freschi torchiati subito dopo la raccolta, mentre il Passito si ottiene dall'uva messa ad appassire al sole su graticci in legno. I vini dolci dello Zibibbo sono straordinariamente ricchi, dal colore giallo brillante e dagli aromi di frutta fresca, albicocche e mandorle. Sono tendenzialmente vini molto alcolici e dal contenuto zuccherino molto alto. Anche i vini secchi e gli spumanti sono molto aromatici, da sentori di frutta bianca e fiori.
Malvasia, l'origine del vitigno pare sia da attribuire ai veneziani che, in fuga dai turchi, approdarono sulle isole Eolie portando con sé le barbatelle della Malvasia. La coltivazione del vitigno fece la fortuna di tutto l'arcipelago tanto che nell'Ottocento da qui partivano velieri carichi di barili di malvasia alla volta dei mercati di mezzo mondo. Dopo la distruzione dei vigneti ad opera della fillossera si dovettero attendere anni per la rinascita di questa preziosa uva. Attualmente i vigneti della Malvasia sono distribuiti soprattutto nelle tre isole di Salina, Lipari e Vulcano nei caratteristici vigneti coltivati su terrazzamenti sorretti da muretti a secco, in terreni che si estendono dal livello del mare fino ai 400 m di altezza. I suoli su cui sono piantati i vigneti della Malvasia di Lipari sono di origine vulcanica e sabbiosa e pertanto contengono la giusta quantità di elementi che conferiscono al vino l’apporto di dolcezza e acidità necessari. Dal vitigno si ricava un piacevole vino bianco secco ma anche un passito e un liquoroso. Nella lavorazione del passito l'uva viene lasciata appassire sulla pianta o raccolta e poi lasciata ad appassire lentamente sulle “cannizze” fatte di listarelli di canne locali. La vinificazione avviene quando l'uva è completamente asciutta e produce un mosto dolcissimo. Con un appassimento più leggero e un invecchiamento di sei mesi si ottiene la tipologia ”liquoroso”. I vini sono molto profumati di acacia e miele, albicocche ed eucalipto.
Carricante, vitigno autoctono dell'Etna dove cresce fino a 950 metri sul livello del mare, è la varietà a bacca bianca più diffusa nella provincia di Catania. Il nome deriva dall'espressione siciliana “u carricanti” ad indicare l'abbondante carico di uva che questo vitigno può produrre. Cresce su terreni di natura vulcanica composti da cenere, lapilli e sabbie. Le escursioni termiche tra giorno e notte e la vicinanza al mare arricchiscono le uve di sapori e profumi intensi. Il carricante regala vini bianchi di grande longevità (oltre 10 anni), in cui predominano sensazioni fruttate di mela, zagara, anice, insieme ad una tipica freschezza che gli conferisce struttura e longevità. Per la finezza che è in grado di conferire ai vini viene spesso vinificato insieme ad altri vitigni autoctoni come il Catarratto, l'Inzolia, la Minella, o internazionali come lo Chardonnay. A volte lo si può trovare vinificato assieme ad uve a bacca scura, come il Nerello Mascalese dalla spiccata mineralità.
Il Moscato di Siracusa è un Moscato bianco, antico vitigno già noto ai Greci che lo avevano impiantato in Sicilia durante la loro colonizzazione dell'Italia meridionale. I Romani contribuirono alla sua diffusione affinandone la selezione delle viti e la vinificazione. Per loro, l’uva del Moscato era conosciuta come “apiana“, perché talmente dolce da attirare le api. È stato spesso indicato come l'erede del “Pollio”, vino dolce ed aromatico molto amato dagli antichi Greci. Il moscato fu a lungo una notevole fonte economica per Siracusa che ancora oggi si può definire zona di Moscato. È un vitigno particolarmente esigente e vegeta bene nei terreni calcarei del siracusano con livelli bassi di umidità e buona escursione termica. Il vino è prodotto da uve lievemente appassite sulla pianta ed ha un colore giallo ambrato, un caratteristico odore delicato di miele e frutta secca ed un sapore dolce e vellutato.