Cesco di Nece Aglianico Sant’Agata dei Goti
Sannio DOC
Aglianico 100%
L’Aglianico “Cesco di Nece” di Mustilli è un vino rosso campano che nasce da una cantina importante per il territorio, caratterizzato da un profilo vivo e sincero. Il ventaglio olfattivo intreccia sentori primari a rimandi terziari, acquisiti durante il periodo di affinamento in legno, aprendo poi a un sorso secco, giustamente tannico e morbido. Un’etichetta che racconta la lunga storia della famiglia Mustilli che per prima imbottigliò la Falanghina e che ancora oggi punta alla valorizzazione degli autoctoni regionali. Un rosso già pronto da bere adesso, ma che si può stappare anche fra qualche anno, senza nessun timore ma anzi, avendo il piacere di constatare una piacevole evoluzione.
Vinificazione
L’uva del vigneto Cesco di Nece nel comune di Sant’Agata dei Goti, viene selezionata e raccolta a mano. Il mosto, ottenuto dalla pressatura soffice degli acini, fermenta in acciaio per un totale di 3 settimane. Il vino viene poi trasferito per la maturazione in botti di rovere francese per un anno; dopo l’imbottigliamento e prima della messa in commercio, il “Cesco di Nece” affronta un ulteriore periodo di riposo della durata di sei mesi in vetro.
Caratteristiche Organolettiche
“Cesco di Nece” è un Aglianico caldo, color rubino intenso ed elegante delle colline del Sannio, affinato per 12 mesi in legno. Profumi di confettura di mirtilli, sensazioni tostate, toni eterei e ricordi mentolati animano un corpo deciso, morbido e strutturato, dall’elegante tessitura tannica.
Abbinamenti
Si consiglia l’abbinamento con preparazioni importanti di carni rosse, formaggi stagionati, salumi.
La storia di Leonardo Mustilli è intrecciata a doppio filo con l’evoluzione della viticoltura del Sannio. Papà della Falanghina, insieme a un gruppo di pionieri che nella seconda metà degli anni Settanta scelsero di scommettere su un vitigno all’epoca destinato principalmente alla distilleria, Mustilli seppe ripensare l’azienda di famiglia sul lancio commerciale della Falanghina, puntando su etichette monovitigno che valorizzassero le peculiarità dell’uva autoctona.
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